metamorfosi@Radicchio di Treviso Rosso Tardivo IGP           cm. 300 x 60 x 5     Kg. 44

 

 


ORTO-GRAFIE


TERRE DI FOTOGRAFIA

Che c’entra la terra con la fotografia? Ho coniugato questo insolito binomio da quando ho provato a stampare le mie immagini direttamente su terre native di campi e di orti, terre Geo-Identitarie come le definisco.

Le motivazioni che mi hanno spinto verso queste sperimentazioni le ho descritte nella sezione “Filosofia -Terra Madre”.
Il risultato sono delle opere materiche, un po’ fotografie e un po’ sculture, veri e propri bassorilievi che presento come “sculture fotografiche” e che ho pensato di chiamare Orto-Grafie.

Una definizione che si rifà alle fotografie da cui traggono origine, ma che ne suggerisce anche una dimensione ortogonale, volumetrica, e un una sorta di grafia intesa anche come immaginario linguaggio di orti e ortaggi.
Per realizzare quest’idea ho dovuto intraprendere uno sperimentale percorso che nel tempo si è rivelato anche un’affascinante, creativa e artistica opportunità d’intervenire fisicamente nel processo che trasforma un’immagine fotografica plasmandola in scultura fotografica. Ho affiancato gesti apparentemente molto lontani, intrecciando l’uso di recenti tecnologie di stampa digitale a una ritrovata figura di fotografo-alchimista che deve preparare da se le superfici su cui stampare.
E con le terre ho creato un contatto fisico e quasi intimo, le ho frantumate con una pietra, setacciate  e respirate, palpandole con mani impolverate, “sporche” direbbe qualcuno. Quelle stesse mani che, poco prima, avevano accarezzato la tastiera del computer e operato con una tavoletta grafica per tracciare accurati scontorni. Una curiosa e apparentemente improbabile alternanza in cui il mondo virtuale dei layers, stitching e maschere di contrasto si è mescolato a quello ancestrale di gesti atavici dal sapore tribale.
Le Orto-Grafie rappresentano l’espressione più evidente e significativa del mio profondo dualismo,  il punto di equilibrio e la risposta al bisogno di far convivere immaginario e reale, astratto e tangibile, sogno e materia.

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PERCORSO

Senza riferimenti precisi e senza saper bene dove sarei arrivato, confortato solamente dai consigli di Eva e Silvia, due amiche restauratrici, questo mio percorso è iniziato ancora una volta da un campo di radicchio,

terra di “casa”, terra delle mie origini. Nel tempo ho scoperto però tante nuove terre, ciascuna con proprie caratteristiche, colori diversi, diverse consistenze, alcune durissime altre friabili. Ho trovato suoli sassosi, dai quali ho avuto cura di separare e recuperare alcune piccole pietre che poi ho imparato ad utilizzare per caratterizzarne e impreziosirne trame e superfici. Con la sabbia di mare raccolta in spiaggia impreziosita anche con qualche conchiglia ho realizzato una serie di opere dedicate ad una conosciuta località balneare.  In alcune opere ho infine inserito anche altri materiali quali vetro, acciaio inox, asfalto, cemento, elementi necessariamente coerenti col contesto e significativi per il contenuto stesso dell’opera.
Raccogliere terre in giro per l’Italia è stata di per sé già un’esperienza, ho viaggiato e conosciuto persone e storie legate al territorio, al lavoro, alla passione, sono entrato in contatto con alcune delle tante realtà, a volte puntiformi, che insieme costituiscono quell’immenso patrimonio di diversità colturali e culturali che fanno dell’Italia un protagonista mondiale assoluto.

Con la terra sminuzzata in polvere era necessario a questo punto preparare un impasto modellabile. Ho  sperimentato varie alchimie e messo a punto diverse modalità operative al fine di fissare, con tempistiche anche in successione, in maniera stabile e duratura le terre ad un supporto di sostegno. Seguendo un modello tracciato in bozza ne modellavo le forme e i rilievi per poi far asciugare il tutto con molta cura e attenzione. Una fase articolata e impegnativa, in parte molto artigianale, ma in parte qualificata da interventi, seppur semplici, curati con modalità e strumenti tipici della scultura. A questo punto non restava che procedere con la fase di stampa. Non è stato e non è facile trovare un laboratorio disponibile a rischiare danni alle costose testine di stampa per trattare queste superfici non certo planari. Qualcuno infine l’ho convinto riscontrando tuttavia, come prevedibile, risultati alquanto altalenanti, talora non accettabili, tanto da dover ripetere completamente l’operazione di stampa dopo interventi di ripristino delle superfici stesse. Sul pannello stampato infine si è evidenziata la necessità di apportare alcune correzioni manuali per rimediare ai limiti di un processo di stampa planare eseguito su un bassorilievo. Sono quindi dovuto intervenire con accurati ritocchi e aggiustamenti eseguiti con scalpelli e raspe, pennelli e pigmenti colorati.
In molte Orto-Grafie, tutte quelle realizzate con terre “pregiate”, ho pensato di applicare sulla superficie frontale dell’opera una targhetta in bronzo in cui certifico l’autenticità di provenienza della terra stessa (Geo-Identity).

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SCULTURE FOTOGRAFICHE

Nelle terre ho in parte sacrificato colore e definizione fotografica, ma ho trovato una preziosa, intrigante e irrinunciabile armonia naturale. Ho trovato anche i volumi e la consistenza tattile che cercavo,

e che cancella quella mia sgradevole percezione di “plasticosità”.
L’essenza “povera” della terra ha l’intrinseca capacità di trasmettere una naturale e sobria armonia che bilancia la dirompenza delle colorate superfici fotografiche, così da creare un piacevole equilibrio. Una forza primigenia tanto potente da irradiare una sorprendente empatia, percepibile però solo con il contatto diretto. Le Orto-Grafie sono da toccare.
Le immagini si fondono con la terra stessa adattandosi alla sua irregolare superficie, ne seguono le curve e i piccoli rilievi, si scontrano con asperità e sassi, si sfumano a volte fino a perdersi assorbite in una materia viva, assetata di liquido e di colore. I risultati sono solo in parte prevedibili, gli elementi e i processi naturali non si possono mai del tutto controllare, né controllarli del tutto è mia volontà.
Ne nascono delle fotografie che sono reali e autentici frammenti di orto e di campagna, da guardare e da accarezzare e talora, in via sperimentale, anche da annusare. Infatti, in collaborazione col profumiere e “naso” Roberto Dario, a quella tattile ho provato ad aggiungere anche una componente sensoriale olfattiva, caratterizzando il soggetto con un suo proprio profumo … l’opera sulla Ciliegia di Marostica che profuma di ciliegia, quella di vino Prosecco da prosecco, la terra stessa che profuma di Terra.
Molte Orto-Grafie sono realizzate in modo da presentare un profondo reticolo di crepe, caratteristica tipica soprattutto di terre riarse e sofferenti, un peculiare carattere attraverso il quale intendo anche evidenziare la sofferenza per lo sfrenato consumo di suolo a cui stiamo assistendo nella nostra epoca.
Ogni Orto-Grafia nasce da un progetto pensato per raccontare un territorio e il suo prodotto, con uno stile mai descrittivo, ma piuttosto rivolto ad aspetti grafici e a volte simbolici, un linguaggio minimale costruito con l’uso di una o più immagini fotografiche, a volte intere ma più spesso ritagliate modo da lasciar sempre visibile anche una parte di terre al naturale.
Fotografia e materia diventano un solo indissolubile elemento, nel contempo oggetto e soggetto.
Un’opera unica e irripetibile. 

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METAMORFOSI, il progetto

Attratto dall’incredibile variabilità cromatica delle foglie del Radicchio Rosso di Treviso in campo e incuriosito dalla ripetitiva grafica evidente già in una serie scatti fino a quel momento realizzati, 

nasce l’idea di completare la ricerca coprendo l’intera stagione vegetativa e produttiva con una serie di foto, ciascuna di una singola foglia, caratterizzate da uguale inquadratura e impostazioni. Dalla piantina di luglio verde con costa centrale bianca, progressivamente entrano le pigmentazioni rosse scatenate dai primi freddi autunnali. E poi le bruciature provocate dalle gelide brinate invernali e l’appassimento esterno causato dalla fase di “imbianchimento”. Nell’ultima foto si riconosce il tipico radicchio completamente rosso con costa bianca, quello he ritroviamo sulle nostre tavole nel cuore dell’inverno.
“Metamorfosi@Radicchio di Treviso Rosso Tardivo IGP” è il risultato dell’accostamento e fusione di una selezione di 12 scatti disposti in progressione stagionale. Si presenta come una sorta di prezioso e coloratissimo “Missoni” naturale, tuttavia è anche espressione di sintesi del percorso colturale e culturale di questo prodotto.

Ho realizzato la trasposizione su terra nativa di questa storia fotografica solo dopo un paio d’anni, impegnativo risultato di un lavoro molto complicato durato parecchi mesi. Un’opera certamente… di peso, con i suoi 44 Kg. e cm 300 x 60 x 5 di spessore risulta infatti l’opera più grande che finora ho prodotto. Da quel momento mi sento in dovere di specificare oltre alla dimensioni anche questa insolita e inaspettata caratteristica, almeno nel mondo della fotografia.

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