“distacchi@Prosecco” intende raccontare in forma suggerita e non descrittiva (così come siamo abituati a vedere), la vendemmia dell’uva: fuoco selettivo sul picciolo appena reciso con grappolo e cesoia pennellati a creare lo sfondo. Un’immagine introspettiva – attenzione al dolore provocato dal distacco del frutto dalla vite – che nello stesso tempo consente, attraverso un’interpretazione non superficiale, di leggere un gesto parte di un processo produttivo molto conosciuto.

 


RICERCA


L’ho chiamata “fotografia di ricerca” non sapendo come meglio definire questo che più che un genere è un approccio fotografico diverso, vorrei dire uno stile. Forse meglio avrei potuto chiamarlo “reportage creativo” visto che comunque di reportage si tratta. Come spesso accade classificazioni e categorie sono etichette dai confini tanto labili da essere continuamente infranti, superati da contaminazioni, specificità ed eccezioni.
Comunque sia in questa sezione ho inserito quei racconti fotografici concepiti e sviluppati su storie o temi specifici, che si caratterizzano per l’uso di un linguaggio in stile pittorico ed emozionale, onirico, apparentemente poco descrittivo anche se in realtà indaga aspetti anche molto tecnici, con sottofondo didattico o scientifico. Uno stesso soggetto può essere scritto in forma di narrativa o di poesia, mi piace pensare che questi reportage siano una sorta di poesie fotografiche.

Molti classificano queste foto come “macro”, e siamo ancora alle etichette, io preferisco definire questo approccio come “ricerca e ripresa dei dettagli”, una cosa ben diversa dal concetto di ripresa a distanza ravvicinata che viene generalmente assegnato alla macrofotografia. Approccio e concetto che si evidenziano ancor di più quando utilizzati come chiave d’interpretazione applicata con continuità nella costruzione di un intero racconto. “Dreamy Prosecco”, dopo l’esperienza se vogliamo un po’ più miscellanea degli ortaggi, è stato il primo vero racconto – il racconto di un prodotto e di un territorio – interamente sviluppato attraverso i soli dettagli. Non sfugge ai limiti delle etichette nemmeno l’ampio lavoro sui funghi, che ho preferito inserire nel capitolo “natura”, ma che a buon diritto dovrebbe stare in questa sezione.

Se fossi stato scrittore avrei voluto essere poeta, se fossi stato pittore avrei voluto dipingere acquerelli, ma io sono fotografo e questo è lo stile in cui mi riconosco pienamente e che meglio racconta il mio intimo immaginario.




FIORI D’INVERNO

“Fiori d’inverno”, il titolo che abbiamo ideato per il libro e la multivisione realizzati per conto del Consorzio Radicchio di Treviso e Castelfranco, è un omaggio alla bellezza e all’esplosione di colori e forme che il radicchio ci regala nella fredda stagione invernale quanto gran parte delle piante vive un momento di quiescenza. Gelo e brina cono i catalizzatori di questa miracolosa “fioritura”, enfatizzata da oniriche riprese dei dettagli e da un accurato controllo di luci e illuminazioni. “Fiori d’inverno” diventato poi anche un marchio….

 


DREAMY PROSECCO
Dal raccontare il Radicchio e gli ortaggi con quello “still life creativo” sviluppato con le Orto-Grafie, all’idea di utilizzare quello stile per raccontare l’intera storia di un prodotto estendendola a tutte le fasi produttive, non era certo un passaggio scontato, né banale. La spinta è arrivata dal Prosecco, grazie alla collaborazione con un produttore stanco delle solite anche se belle foto di colline e vendemmie, ma molto interessato ai miei primi scatti realizzati con questo nuovo linguaggio emozionale. Fotografare il vino e non le bottiglie, immergersi nelle bollicine, penetrare gli acini, suggerire vendemmia e imbottigliamento, porre attenzione a deraspatura e ai fondamentali mosti …
Ne è nato un racconto introspettivo, orientato alle emozioni e attento ai dettagli, concepito per suggerire senza svelare, onirico ma nello stesso tempo anche molto tecnico…


L’ORTO DELLE MERAVIGLIE



BRUNELLO SOUL

L’esperienza sviluppata col Prosecco mi ha consentito di approcciare il Brunello di Montalcino partendo da parecchie certezze, tuttavia raccontare un vitigno nero si è rivelato per alcuni aspetti un percorso molto diverso. Le maggiori difficoltà le ho incontrate con l’uva, un soggetto poco idoneo a quelle trasparenze che così spesso avevo cercato negli ortaggi e nel Prosecco, tanto che ho dovuto ripensare completamente l’utilizzo e il controllo di luci e illuminazioni. Stimolanti per contro le affascinanti e lunghe fermentazioni, i mosti e le lavorazioni in cantina, l’invecchiamento nelle barricaie. E decisamente più semplice l’approccio all’intrigante rosso del vino rispetto alla tenue colorazione del Prosecco così difficile da fotografare…

 


VENISSA, L’ORO DI VENEZIA

Ancora un vino bianco… bianco??? Come si fa a chiamarlo bianco … Completamente diversi dal Prosecco, uva Dorona e vino Venissa non potevano essere raccontati se non orientando il reportage verso la ricerca dell’oro in tutte le sue sfumature e in tutti i suoi riflessi. Dorona, un nome già di per se significativo, un’uva autoctona dalla buccia spessa e dai grandi grappoli, arrivata in Laguna grazie ai frati che la utilizzavano per i riti religiosi, Venezia ancora non si era sviluppata e Torcello era il cuore nevralgico delle genti in fuga dai barbari. Da allora, dopo secoli di oblio e il rischio di estinzione, la Dorona è ritornata a maturare nel salmastro ambiente lagunare grazie ad un progetto di recupero. Nasce Venissa, un vino la cui etichetta è una sottilissima lamina d’oro, oro autentico battuto a mano dalla veneziana famiglia Battiloro, un nome che rievoca antiche tradizioni …

 


PAOLA BUDEL CHEF, LAGUNA D’AUTORE


VIAGGIO NEI SAPORI


ORO EXTRA-VERGINE